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12. Pomacee

Se l’olivo segna il paesaggio alla collina, la montagna conserva una maggiore varietà di fruttiferi e in primo luogo quelli della famiglia delle pomacee.
Gli esemplari selvatici del pero - Perasc’n (perastro) - e del melo - Melasc’n - (o anche Mus d’ vitedd’, ad Accettura) sono diffusi come alberi sparsi anche al di fuori degli orti (foto 62-63).
La loro funzione biologica è di estremo interesse in quanto i fruttiferi sparsi costituiscono rifugio e alimento per l’avifauna e, quindi, sono un importante supporto per la conservazione della biodiversità animale (foro 64).
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Importante e diffuso è anche il loro impiego come piede per l’innesto di varietà domesticate, soprattutto nel caso del pero che resiste al freddo. Inoltre i frutti dei peri e dei meli selvatici costituiscono parte dell’alimentazione degli animali allevati (foto 65).

Per l’alimentazione umana, invece, sono impiegate le razze domesticate.
Tra le varietà di pere tra le più diffuse sono: Spadona, una varietà italica che altrove è stata sopraffatta da cultivar commerciali, Spadoncella (quest’ultima a maturazione agosto e quind Agust’nedda, foto 66), Balcone, dal frutto medio-grande, dalla buccia giallo rossa e dalla polpa tenera (foto 67), e Pero della regina (Accettura).
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Anche per le mele si verifica una maggiore presenza delle varietà che si rinvengono diffusamente in tutto il territorio regionale, la Deliziosa gialla e rossa (indicata con il nome locale App’fine) e la Maggiatica (mela piccole e verde a maturazione precoce) che viene anche chiamata Mela di San Giovanni nelle zone in cui si verifica la maturazione tardiva (foto 68 e 69).
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