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Potenza

La città di Potenza con i suoi 819 m di altitudine è il capoluogo di Regione più alto dell’Italia peninsulare. Sorge lungo una dorsale appeninica alla sinistra del fiume Basento ed è racchiusa da una cordigliera di monti assai suggestivi, la località Rifreddo, la Sellata, le Dolomiti Lucane in cui la natura ancora incontaminata è una forte attrattiva turistica.
A primo impatto l’agglomerato urbano della città si mostra sobrio e moderno con la cortina di palazzi, edificati negli ultimi decenni, che scendono giù fino a valle e nella zona settentrionale. Dietro di essi si apre il cuore antico della città ricco di storia e affascinanti testimonianze millenarie.
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Probabilmente, la sua prima collocazione fu nella località denominata Serra di Vaglio, a 15 km a nord-est, dove si trovano i resti di un abitato indigeno, frequentato sin dalla seconda metà dell’VIII secolo a.C. e caratterizzato da una cinta fortificata in blocchi squadrati e con porte di accesso alla città eretta intorno alla metà del IV secolo a.C.
In epoca successiva l’insediamento urbano potrebbe essersi trasferito, per ragioni difensive, sul monte ove è attualmente il centro più antico, divenendo nel III sec. a. C. una prefettura romana col nome di “Potentia”. Molti reperti rinvenuti nella zona alta della città permettono di ritenere che essa era organizzata e strutturata in un’entità omogenea, come testimoniano la presenza dei mosaici di epoca romana venuti alla luce nella Cattedrale, le iscrizioni e le epigrafi funerarie di età romano-imperiale, visibili sui muri degli edifici e delle Chiese della Potenza medioevale. Sin dal V secolo fu sede vescovile, nel 1111 ebbe come vescovo Gerardo appartenente alla nobile famiglia La Porta di Piacenza a cui, beatificato nel 1120, venne dedicato il Duomo. Fu roccaforte longobarda e durante la dominazione normanna vide la sosta nel 1137 di papa Innocenzo II e dell’imperatore Lotario II e più tardi nel 1148 Ruggero II d’Altavilla vi ospitò Luigi VII di Francia di ritorno dalla Terra Santa.
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L’antico centro storico è arroccato nella parte alta della città, accessibile anche attraverso le scale mobili di cui Potenza è munita. Il cuore della città, che conserva ancora preziose testimonianze delle mura e delle porte d’ingresso medievali, è segnato da Piazza Mario Pagano, dove si affaccia il Teatro dedicato al musicista lucano Francesco Stabile, un gioiello di architettura neoclassica che nelle sue linee in piccolo ricorda il teatro San Carlo di Napoli e dalla sinuosa e stretta via Pretoria, il “salotto” della città come amano chiamarla i potentini, luogo prediletto degli incontri e delle passeggiate serali. I vicoletti, gli angoli e gli slarghi, numerosi nella città, permettono al visitatore curioso di incontrare piccole botteghe e prestigiosi palazzi storici, di riconoscere i segni di una storia millenaria segnata dalla caparbietà dei potentini di ricostruire la città nonostante i numerosi terremoti che l’hanno più volte distrutta.
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All’estremità est del centro storico si erge solitaria, come unica testimone di secoli di storia e circondata da ampi spazi verdi, la Torre del castello. Maestosa con i suoi 20 metri di altezza è composta da tre piani, più una parte interrata ed oggi dopo i recenti restauri è adibita a galleria d’arte. Il castello non più esistente fu l’antica dimora dei vari feudatari della città. Nel 1626 Carlo Loffredo e Beatrice Guevara, ultimi feudatari, lo donarono ai frati Cappuccini che lo adibirono a lazzaretto. L’impianto del Castello ha subito, negli ultimi quattro secoli, innumerevoli cambiamenti di destinazione e conseguenti modifiche, da Ospizio a Caserma, da Ospedale ad un lungo abbandono fino alla sua demolizione.
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A Potenza nella prestigiosa sede di Palazzo Loffredo, edificio nobiliare del XVII secolo, è allestito il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata, dedicato a Dinu Adamesteanu archeologo rumeno che fu il primo soprintendente della Basilicata, con un’esposizione di oltre duemila metri quadri che illustra l’evoluzione culturale della Basilicata antica dalla fase antecedente alla colonizzazione greca sino alla conquista da parte dei Romani.
Oggi Potenza è un importante centro industriale della Basilicata, un mercato per i prodotti del circostante territorio agricolo con industrie alimentari ma anche calzaturiere e del legname. E’ una città in cui il settore terziario già ben sviluppato è in continua espansione ed evoluzione.

La Sfilata dei Turchi

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Ogni anno il 29 maggio al calar del sole una moltitudine di persone si riversa nelle strade e nelle piazze del centro storico per veder sfilare i numerosi figuranti della tradizionale sfilata dei Turchi che anticipa di un giorno la festa religiosa che la città di Potenza dedica al suo patrono San Gerardo. La festa rappresenta un evento esemplificativo della forte commistione in Basilicata tra il sacro e il profano.
La sfilata prende le mosse dal Duomo e, al seguito di araldi e bambini vestiti da angeli, gli schiavi turchi trainano la galea, l’antica nave turca, sulla quale ci sono tre bambini uno dei quali rappresenta il Santo. Il corteo è seguito dai saraceni che scortano la carrozza in cui è sdraiato il Gran Turco. Chiude la sfilata, dopo il passaggio dei nobili, degli arcieri e degli sbandieratori, il tempietto con l’effige di San Gerardo portato a spalla dai fedeli. Il culto è molto sentito tra la cittadinanza, difatti nei giorni che precedono la festa si organizzano serate nel centro storico con la degustazione di prodotti tipici e vini locali accompagnata da canti e balli popolari.
La leggenda popolare vuole che un miracolo di San Gerardo permise ai potentini di respingere l’attacco dei Turchi che avevano risalito il fiume Basento, fino a Potenza. Pertanto ancor oggi nel mese di maggio si tiene la rievocazione di tale episodio con una sfilata in costume. I fatti che generarono la leggenda sono da collegare, secondo alcuni, al periodo in cui un gran numero di Turchi sbarcò sulle rive del mar Ionio e da lì iniziò a conquistare, saccheggiando e depredando, le montagne della Basilicata. La validità di tali avvenimenti non trova tutti d’accordo per l’inesistenza di una documentazione storica, ma proprio perché leggenda a prescindere da quando e perché ebbe origine è la testimonianza di una profonda religiosità e di una salda tradizione, un’importante pagina di storia che va arricchita e approfondita senza svuotarla dei contenuti di fede e di religiosità popolare sui quali si regge.

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Fotografie >> Gaetano Plasmati
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