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Pomarico

Pomarico comune in provincia di Matera, posto su una collina a guardia della valle tra i fiumi Bradano e Basento, è circondato da estesi campi di uliveti e vigneti. Ai margini del centro abitato si estende “La Manferrata”, 500 ettari di bosco caratterizzati da esemplari di cerro, di acero, di orniello, da cespugli di agrifoglio, mirto e lentisco e dimora di volpi, tassi, istrici oltre a diverse specie di uccelli tra i quali picchi e falchi reali.
Casale della contea di Montescaglioso durante la dominazione normanna, e feudo dell’abbazia di Montescaglioso nell’epoca angioina, Pomarico fu acquistato dai Donnaperna nel 1771. L’attuale centro abitato, di origine medievale, sorge intorno alla Chiesa Madre e al Palazzo Marchesale.
In Largo Chiesa appare maestosa e quasi all’improvviso tra i quartieri popolari la Chiesa Madre, dedicata a San Michele Arcangelo protettore del paese, edificata a partire dal 1748. La sua armonica facciata barocca si staglia verso l’alto con l’imponente campanile inglobato nel corpo centrale.
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L’interno, con il suo apparato decorativo del 1786 realizzato da stuccatori milanesi particolarmente ricco di motivi floreali, custodisce opere di particolare interesse artistico. La tela dell’”Immacolata” di Pietro Antonio Ferro, del 1601, racchiusa in una cornice lignea finemente decorata, la “Madonna con Bambino e San Francesco” attribuita a Teodoro d’Errico inserita in una cornice settecentesca, la “Maddalena” di Andrea Vaccaro. Sulla cantoria è collocato l’organo, a 25 canne, acquistato dai benedettini di Montescaglioso nel 1786, realizzata dall’organaro Giuseppe Rubino di Castellaneta.
Tra i diversi arredi sacri merita una menzione l’antifonario in pergamena del XVI secolo opera di Girolamo Todisco e della sua bottega.
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Al marchese Filippo Maria Donnaperna, barone di Pomarico, si deve la costruzione nel 1773 del maestoso Palazzo Marchesale. Una possente struttura, articolata su tre piani, che circonda un ampio cortile interno. Al piano alto, dedicato alla residenza baronale, di eccezionale pregio artistico il salone Rosa, con le volte dipinte a tempera nell’ottocento. In alcune stanze del palazzo, oggi sede del museo della civiltà contadina, rivivono tanti attrezzi da lavoro come aratri di ferro e di legno e oggetti di vita quotidiana come barili e ceste.
Nei pressi del Palazzo si erge l’ex convento di S. Antonio, oggi sede del Palazzo Municipale, edificato a partire dal 1615 ed appartenuto ai Francescani Riformati. La sua costruzione si protrasse per tutto il XVII secolo con numerosi rimaneggiamenti nel secolo successivo che ne modificarono in parte l’impianto originario. Sulle pareti interne del chiostro è possibile osservare due meridiane e tracce di affreschi. All’antico convento è annessa la chiesa di S. Antonio con la facciata in pietra locale e un portale litico su cui è incisa la data di costruzione. L’interno a due navate, in stile barocco e riccamente decorato con stucchi, conserva un pregevole coro ligneo del 1770, intagliato da Frate Antonio La Raja di Laurenzana, e opere d’arte di eccezionale valore artistico. Diverse quelle di Pietro Antonio Ferro come l’”Annunciata” e l’”Arcangelo Gabriele” frammenti di un dipinto giovanile smembrato, la “Deposizione” del 1634, la tela del 1625 raffigurante “la Madonna con Bambino e SS. Francesco e Antonio”. Alcune sono di Domenico Guarino, attivo in Basilicata tra il 1720 e il 1762, come la “Maddalena penitente”, “S. Antonio”, “S. Apollonia”, “S. Carlo” e “S. Rocco” e la “S. Lucia” realizzata con l’aiuto della sua bottega.
Ripide e strette stradine conducono alla parte più alta del paese, il cuore antico di Pomarico, costruito dagli abitanti della vecchia Pomarico, situata a circa 11 km dall’attuale centro, dopo che questa fu più volte saccheggiata dai Saraceni. Conosciuto col nome di Rione Castello custodisce i resti dell’antico fortilizio e della chiesa vecchia, fatta costruire da Francesco II Del Balzo intorno alla metà del XV secolo. Di tanto in tanto questi vicoletti si aprono in slarghi ancora oggi luogo di socializzazione per i più anziani. Tra le modeste abitazioni, spesso con tetti a tegole, si distinguono palazzotti signorili con caratteristici portali in pietra e ringhiere in ferro battuto. In alto è la settecentesca chiesa della Madonna del Monte con l’armonica facciata in pietra.

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Il video sulla festa di San Michele Arcangelo a Pomarico

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La festa di S. Michele

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E’ tradizione a Pomarico in occasione della festa di San Michele Arcangelo la mattina un gruppo di giovani si prepara. A loro è affidato il compito di trasportare il baldacchino, laminato d’oro, al seguito della Statua del Santo durante la processione per le vie del paese. Un compito che viene affrontantano dai giovani ormai da tempo immemorabile con grande fede e devozione
Uomini, donne e bambini, molti dei quali vestiti da angioletti, attendono nella piazza antistante la chiesa madre che la statua del protettore venga portata fuori per dare inizio alla processione per le antiche vie del centro storico.
A Pomarico si è scelto l’8 maggio come data per la festa, nonostante il calendario liturgico assegni a San Michele la data del 29 settembre, perché è legata ad una leggenda che vuole il Santo aver salvato il paese da una terribile carestia, acquistando una grande quantità di grano.

Un cero di grandi dimensioni è in testa, precederà la statua del Santo per tutta la processione insieme alla banda musicale. La processione si inerpica per ripide e strette stradine fino al rione castello, la parte più alta il cuore antico di Pomarico, costruito dagli abitanti di Pomarico vecchio dopo che questa fu più volte saccheggiata dai Saraceni. Qui sono custoditi i resti dell’antico fortilizio e della chiesa vecchia, fatta costruire da Francesco II Del Balzo nel 1450.
Nel pomeriggio San Michele viene portato in cima al Colle di Sisto dove rimane fino a sera. Tra strade, illuminate a giorno con le luci di migliaia di lampadine multicolori delle luminarie, San Michele, posto su un carro tionfale, torna a sera inoltrata in paese.

Il Salone Rosa del Palazzo Marchesale di Pomarico
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