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1. Motivazioni della Ricerca

LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA’ DOMESTICATA NEL TERRITORIO DEL PIT MONTAGNA MATERANA

Attività di Project Work FACOLTA’ DI AGRARIA - ABD Monitorig Srl
Report a cura di Mariafara Favia

Perchè una ricerca sulla Biodiversità Domesticata

La scelta di costruire il contributo della Facoltà di Agraria intorno al tema della conservazione della biodiversità domesticata è avvenuta nelle primissime fasi della progettazione di METACULTURA ed è stata la naturale conseguenza dello spirito che ha animato il partenariato: realizzare un intervento che allo stesso tempo fosse coerente con la strategie del PIT, mettesse al centro dell’evento finale risorse locali non ancora pienamente valorizzate, consegnasse al territorio un prodotto non effimero.

La gestione delle risorse naturali è una matrice essenziale della cultura "in loco" delle comunità rurali e per secoli è stata alla base della loro riproduzione materiale ed identitario. In particolare la coltivazione e l’allevamento di razze di piante ed animali locali (le risorse genetiche domesticate) rappresentano un importante nesso tra diversità biologica e diversità culturale dei territori rurali.

Questo nesso si esprime attraverso la specificità delle tecniche e degli usi (alimentari e non) che ciascuna comunità ha elaborato nel tempo, contribuendo alla costruzione del paesaggio agrario anche nelle sue componenti "artificiali" (edifici rurali, iazzi, tratturi).
Nei nostri ambienti la perdita di risorse genetiche "domesticate" si è già consistentemente prodotta con la crisi della civiltà contadina della seconda metà del secolo scorso, sotto la doppia pressione dell’abbandono e della modernizzazione dell’agricoltura.

Tuttavia, nelle aree più interne, sono sopravvissuti giacimenti di biodiversità vegetale e animale conservati sia all’interno delle aziende agricole, sia negli orti destinati alla produzione per autoconsumo delle famiglie rurali e non più agricole. Oggi questo patrimonio è esposto a nuove opportunità e minacce.

Le opportunità, quasi esclusivamente riservate alle aziende agricole più professionali, derivano dalla domanda di beni alimentari non standardizzati e dal riconoscimento del ruolo della conservazione della biodiversità nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale. Le minacce, maggiormente a carico della risorse genetiche destinate all’autoconsumo o ai mercati locali, derivano dai mutamenti culturali e dalla ripresa dei fenomeni di esodo che rischiano di spezzare l’esile filo della conservazione.
L’obiettivo di fondo della formazione e dell’action research realizzati dalla Facoltà di Agraria è stato quello di coinvolgere i Corsisti di METACULTURA nel rintracciare questo filo, a partire dalla rilevazione delle piante coltivate negli orti della zona. La rilevazione, caratterizzazione e monitoraggio delle risorse genetiche domesticate presenti nel territorio regionale costituisce una consolidata attività di ricerca della Facoltà di Agraria dell’Università della Basilicata da cui si è generato uno spin off accademico (ABD - Monitoring Srl) che ha collaborato all’ action research.

E’ bene premettere che si è trattato di una indagine di natura prevalentemente dimostrativa. Nel giro di un mese abbiamo visitato circa 50 località, tra orti familiari ed aziende agricole, intervistato i loro proprietari, documentato la presenza delle risorse di maggior pregio, prelevato campioni di piante e, in parte, siamo riusciti a classificarle. Una ricerca che abbia una piena validazione scientifica necessita di oltre un anno di lavoro, sia perché una corretta identificazione delle risorse richiede che i rilievi siano effettuati in diverse stagioni dell’anno, sia perché l’ultima parola, la prova del DNA dei campioni prelevati, è affidata alla analisi di laboratorio (come vedremo, questo è stato possibile in un solo caso).
Se l’analisi del DNA è l’ultima tappa di una ricerca scientifica sulle risorse genetiche locali, la prima è sicuramente la conoscenza che di esse conservano i loro custodi e che si esprime attraverso i nomi dialettali con cui vengono indicati piante ed animali.. Il nome rappresenta il più elementare strumento di caratterizzazione delle risorse locali, riuscendo spesso a sintetizzare i loro caratteri distintivi. Per quanto riguarda le piante, i nomi sono espressivi della loro epoca di maturazione, della forma, del colore, del sapore, e, di conseguenza, del come e del quando possono essere impiegate.
La memoria del nome è dunque, la prima traccia del filo della conservazione che abbiamo seguito, una memoria che si è rivelata spesso lacunosa e incerta, cosa che di per se stessa meriterebbe un impegno per arrestare la perdita della diversità culturale, come ben esprime il passo che riportiamo.

"In poco più di quarant’anni la campagna si è anche verbalmente smarrita, scomparsi gli uomini che frequentavano boschi e campi, conoscevano alberi erbe fiori e animali. Con la fine della civiltà contadina e delle comunità rurali si sono estinte le parole popolari della flora e della fauna. La parola generica - fiore o albero o pianta o erba - ha sostituito centinaia di denominazioni cinquant’anni fa ancora ben vive sulla bocca dei nostri nonni contadini che sapevano i nomi di erbe fiori e piante, i nomi degli uccelli e di tutti gli animali e gli insetti, di tutte le cose viventi che avessero a che fare con l’ambito dei loro interessi pratici e del loro mondo concreto... L’agonia e la morte delle cose cammina di pari passo con l’oblio del nome che le design" (G.L. Beccaria, I nomi del mondo, 1995)

La citazione è stata tratta da "Biodiversità e Sviluppo Rurale", Quaderno INEA n.11, 1999, pag.13.
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