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Il Carnevale tra saperi e sapori

di Federico Valicenti
Quale migliore occasione del carnevale per lasciarsi trascinare in svaghi e divertimenti. Tra sberleffi e travestimenti prendere in giro le classi sociali più abbienti, ribaltarne le figure, le donne vestite da maschi e i maschi travestite da donne, con un cambio di ruoli sia fisico che mentale. Chi si traveste da prete e chi da monaca, chi da gendarme e chi da benestante, da grasso e gaudioso a puerpera seminuda. Tutti possono mascherarsi a carnevale, le distinzioni di ceto e di sesso cadono, le maschere permettono la massima libertà e soprattutto nessuna differenza.

“ Sembra che ognuno di carnevale a modo suo possa far, par che adesso non sia male anche pazzo diventar”
Emblematico antico ritornello che accompagna l’ingresso alle fantasie carnevalesche.
Il primo carnevale, inteso come momento di aggregazione e di festa, dove i ruoli delle persone vengono codificate con maschere e travestimenti, risale ai tempi degli Egiziani. All’epoca dei faraoni, accompagnati al ritmo di canti e danze di donne mascherate seminude, il popolo egiziano sacrificava al dio Nilo i buoi portati in sfilata. Gli antichi greci si dedicavano per lo più a ringraziare il dio del vino Dionisio, bevendo e cantando.

Mentre il popolo dell’antica Roma si lasciava prendere dall’euforia della festa durante i Baccanali, festeggiamenti in onore del dio Bacco, che si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano l’uso di maschere, tra fiumi di vino, danze e donzelle. Famosa la festa di Cerere e Proserpina che si svolgeva di notte dove giovani e vecchi, nobili e plebei si univano in orge di cibo e sesso nell’entusiasmo dei festeggiamenti. Sempre a Roma in marzo e dicembre si festeggiavano i Saturnali, le feste sacre dedicate al padre degli dei , Saturno. All’inizio dei festeggiamenti Saturnali, il popolo in assemblea plenaria eleggeva il Re della Festa, che aveva il compito di farlo divertire, organizzando i giochi nelle piazze, gli spettacoli con i gladiatori ed altri intrattenimenti per il pubblico romano.
Queste feste, all’origine, si svolgevano nell’arco di solo tre giorni durante i quali gli schiavi diventavano padroni e i padroni diventavano schiavi. Visto e acclamato l’enorme successo, di pubblico e di adesioni, i tre giorni diventarono sette. In epoca imperiale, ancora per far divertire il popolo e tenerlo buono, la festa fu portata da sette a quindici giorni. E’ nel mondo dell’antica Roma e nelle sue feste popolari che possiamo ritrovare le origini del nostro carnevale. Con l’arrivo del cristianesimo i riti, come quello dedicato a Cerere e Proserpina, vennero banditi e restando semplicemente giochi per il divertimento popolare.

Nel 1162, il giorno di giovedì grasso, il doge di Venezia sconfisse in battaglia il patriarca di Aquilegia , per ricordarne la sconfitta gli impose di far travestire i suoi successori da militi del doge che avevano il compito di uccidere, ogni anno ad ogni giovedì grasso, 300 maiali distribuendone la carne tra nobili, clero e popolo. In seguito a questo evento nel tardo Medioevo il travestimento si diffuse nei carnevali delle città. Il travestirsi, mascherarsi permetteva lo scambio di ruoli, schernendo le nobiltà con parodie e caricature di vizi e malcostumi. Maschere che sono diventate in seguito i simboli delle città dove sono nate e delle proprie debolezze umane. Durante il Rinascimento il carnevale fu introdotto anche nelle sfarzose corti europee assumendo forme e linguaggio raffinati, legandolo alle arti del teatro, della musica e dalla danza.

Nel XVI secolo, Lorenzo dei Medici nella sua Firenze, fece organizzare, in occasione del carnevale, lunghe sfilate di carri allegorici con costumi sfarzosi e danze, così da segnare una svolta nella realizzazione e presentazione del nuovo carnevale. Nella fervida e vivace cultura rinascimentale della fine ’500, le maschere trovarono posto negli attori della Commedia dell’Arte che portando in teatro personaggi tipici nati dalla fantasia popolar-carnevalesca, caratterizzandoli nel linguaggio e nella gestualità. Nascono "le maschere" che diventano l’immaginario di riscatto e di scambio di ruoli nella tradizione collettiva.

Maschere che indossiamo e che ci accompagnano ancora oggi!
Carnevale chièn’ d’uòglie, stasera maccarune e craie fòglie, carnevale pieno d’olio (grasso), questa sera maccheroni e domani verdura. La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare", eliminare la carne, indicando l’ultimo banchetto prima dell’astinenza e del digiuno quaresimale.
In Basilicata il carnevale viene festeggiato in tutta la regione al ritmo di tarantella con organetti, tamburrelle e battiti di chiave su bottiglie vuote. La grande tradizione gastronomica lucana ci porta a gustare piatti e preparazioni diverse per luoghi e territori. In molti paesi la sera di carnevale si usa mangiare la pasta fatta in casa con una bella grattugiata di rafano e a seguire la rafanata. A Nemoli si prepara la polenta chiamata anche “frascatala” con sugo di salsiccia e pezzi di pancetta. In altri paesi si preparano le polpette di pane, pauppett’, cuculicchie, cocole, rummuledd’, con aggiunta di patate, pecorino, salsiccia e soppressata, in alcune case arricchite di uva passita . Ma, dappertutto, la cucina di carnevale la unisce il condimento principe sulla pasta, la mollica di pane sfritta e “conzata “ con polvere di peperone macinato fine.

Anticamente, dopo cena si organizzava la farsa, “la frassa”, ci si ritrovava mascherati e armati di “cupacupa”, organetto e fiaschi di vino ben nascosti sotto cappe e mantelli si andava in giro a portare le serenate nelle case degli amici, suonando e canzonando l’invito ad accogliere “la frassa” davanti al portone della famiglia prescelta:
ami saputi che hai accisu u puorc’ grapi a porta ca fa fridd’, u cupacupa miu ie malato, vode a sazizza e pure a siprissata” - (abbiamo scoperto che hai ucciso il porco, apri la porta che fa freddo, il mio cupacupa è malato, vuole la salsiccia e pure la soppressata), canti e balli ci accompagnavano fino all’alba, all’arrivo del nuovo giorno carico di tristezza quaresimale si andava a letto.

Tanti anni fa.

Federico Valicenti

Il Carnevale in Basilicata

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I paesi della Basilicata dove hanno luogo le più importanti feste e riti del Carnevale sono:

Aliano
Cirigliano
Montescaglioso
Nemoli
San Mauro Forte
Satriano di Lucania
Tricarico

>> Riti del Carnevale
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