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Viaggi verticali - Il Pollino

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Ho sperimentato due modi di viaggiare.
Il primo consiste nel percorrere grandi distanze in un breve tempo, entrare in contatto con popolazioni nuove e paesaggi inconsueti, imparare a riconoscere le differenze e le particolarità, confrontarsi con realtà estranee a quella abituale. Nell’altro si procede con lentezza, spesso si sosta, si colloquia con se stessi alla ricerca del
sé più profondo, si ritrovano le proprie radici, a contatto con la terra, come a volerne assorbire la linfa, la stessa di cui si nutrono gli abitanti del posto. Io li chiamo “viaggi verticali”.
Tutti e due sono modi legittimi di conoscere, tutti e due sono fonti di piacere, tutti e due rimarranno un’indimenticabile esperienza interiore.

Il Pollino

Le immagini di questo lavoro raccontano di un viaggio verticale nella terra del Pollino.
Raccontano di salite faticose verso luoghi nascosti, l’emozione di un raggio di sole che filtra obliquo tra le foglie, l’emergere sempre diverso del mondo dal buio della notte, gli spazi aperti, le onde disegnate dal vento che piega i fili d’erba,lo stesso che spinge una nuvola nera davanti al sole, ad oscurare il cielo.

C’è la montagna che ad ogni passo diviene più sacra e primitiva: attorno a noi niente che ci ricordi il nostro tempo. La luna scivola per i canaloni, illumina giganti dai rami contorti,dalla corteccia con infinite sfumature, ognuno con la sua storia fatta di vento, di cicatrici di fulmini, impressa nel tronco.

C’è il silenzio, sottofondo costante dai mille aspetti. Il silenzio del giorno rotto dal ronzio di un insetto, da un ruscello,dalle fronde degli alberi e mai di rumori di macchina, da suoni artificiali. Il rombo ottuso della neve, della coltre nebbiosa che quasi si può toccare. Il silenzio della notte che affina le percezioni, il grido di un animale notturno, un fruscio improvviso e incomprensibile, il vento dapprima leggero, poi rapido e violento, che fa riaffiorare paure ancestrali.

C’è l’incontro con il bosco di tutte le leggende, animato dagli esseri favolosi che popolano i racconti della tradizione lucana. Delle fate di una sorgente silvana, dei ladri dei bambini, delle streghe che, narrano i vecchi, appaiono a volte al viandante solitario.

Sentire che la vita tutt’intorno, nelle piante e negli animali, è la stessa che scorre nelle nostre vene. Entrare nell’incantesimo improvviso della natura immobile e silente come impressa su una immensa tela, scenario di una pace che non conosciamo più, ma che il nostro cuore ritrova.

C’è qualcosa di intimamente sacro nei luoghi non ancora corrotti e domati dall’uomo. L’anima di questi posti è vibrante ed ancora pervasa di quel senso di meraviglia e di poesia, del turbamento che si prova al cospetto dell’immenso e delle forze incontrollabili della natura.

E’ una terra della quale siamo tutti figli, dove la natura conserva l’equilibrio, la purezza, la completezza cui noi aspiriamo.

Gaetano Plasmati >> Guarda il video racconto
Gaetano Plasmati
Galleria di Porta Pepice
Via delle Beccherie 55
75100 Matera

Tel. +39 0835 330055

>> gaetanoplasmati@tiscali.it
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