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Polifonia Arbėreshė

Testi a cura di Nicola Scaldaferri
Tra il XVI e il XV secolo si ha un grande movimento emigratorio di albanesi diretto verso L’Italia meridionale, soprattutto a cause dall’espansionismo turco-ottomano.

E’ il regno di Napoli ad accogliere la maggior parte di queste persone, che vengono dislocate nelle zone più interne e povere del Mezzogiorno; il relativo isolamento in cui si trovano a vivere permette agli arbëreshë (questo è il nome degli albanesi d’Italia) di continuare a mantenere la propria identità nel corso dei secoli.
Oggi in Italia i paesi fondati da popolazioni albanesi sono quasi un centinaio, sparsi in varie regioni del Mezzogiorno, tra cui la Basilicata.

Benché perfettamente integrati con le popolazioni locali, molti di questi paesi hanno conservato fino ad oggi tracce evidentissime della loro origine: l’antica lingua albanese, il rito religioso bizantino, le cerimonie e i costumi tipici, la musica tradizionale.
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Dal punto di vista musicale di notevole interesse sono i repertori vocali, soprattutto quelli femminili legati a specifici momenti rituali quali il matrimonio e le feste religiose.
I canti arbëreshë hanno una specificità inconfondibile non soltanto per l’emissione della voce, ma soprattutto per la netta prevalenza della polifonia, a due, tre e quattro parti, che richiamano la ricca cultura polifonica che caratterizza l’Albania del sud.

Questi canti sono raccolti in repertori affidati alla tutela di vere e proprie maestre di canto, dotate di particolari qualità vocali e mnemoniche che per tacito consenso della popolazione diventavano le depositarie del sapere orale; oltre che per la polifonia, essi colpiscono anche per la ricchezza dei testi verbali, nei quali riecheggiano contenuti epici o propiziatori delle tradizioni dei Balcani, accanto a tratti acquisiti nel contatto con la cultura italiana locale.
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Alle antiche forme della vallja (la danza cantata di carattere celebrativo eseguita durante le nozze o nelle grandi festività) si sono affiancati nel tempo il canto con la zampogna (uno strumento acquisito in Italia), o linee melodiche di derivazione italiana (soprattutto della grande tradizione napoletana) "polivocalizzate" secondo gli stilemi arbëresh, che vengono eseguiti oggi soprattutto dai gruppi folkloristici.

S. Costantino Albanese, in Val Sarmento, in Basilicata, è tra i paesi che ha meglio conservato il suo patrimonio musicale. Questo sia per la capacità delle locali maestre di canto di trasmetterlo alle nuove generazioni, sia per un’attività di studio e valorizzazione che ha contribuito a farne comprendere l’enorme importanza sul piano culturale.Va segnalato a questo proposito, il cortometraggio Gli Albanesi d’Italia, girato nel 1953 a S. Costantino Albanese da Adriano Barbano, relativo ai riti di nozze, il primo lavoro di cui si è a conoscenza realizzato presso un paese arbëresh.

L’anno seguente, nell’aprile del 1954, a S. Costantino si recano Diego Carpitella e Ernesto De Martino, che compiono la prima indagine sul campo. Nel corso degli anni 60 e 70 non sono mancati altri rilevamenti, tra i quali vanno segnalati quelli di papas Antonio Bellusci, parroco di S. Costantino e fondatore della rivista locale Vatra Jonë (il nostro focolare)

Le ricerche più intense sono quelle compiute da Nicola Scaldaferri a cominciare dalla metà degli anni ‘80, che hanno portato alla realizzazione di vari di volumi e cd (in particolare i volumi con allegati sonori Musica arbëreshe in Basilicata, 1994 e Polifonia arbëreshe della Basilicata, 2005); Scaldaferri ha curato inoltre la parte musicale di documentari sulla musica e cultura arbëreshe (in particolare il documentario Vjesh/Canto, di Rossella Schillaci, vincitore del premio Jean Rouch), e contribuito alla rifunzionalizzazione dei vecchi repertori vocali mediante esibizioni di musica polifonica tradizionale presso prestigiose istituzioni musicali (dalla Fondation Royaumont in Francia, alla Fondazione Cini a Venezia, al Teatro dell’Opera di Tirana).
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Video

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I Canti Arbëreshë del gruppo vocale Vjesh di San Costantino Albanese

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La Madonna della Stella

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La festa della Madonna della Stella, protettrice di San Costantino Albanese

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Fotografie
Gaetano Plasmati
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